Ivan non c’è più è morto, partito, andato, scomparso, kaput.
Eppure ivan è ancora qui, nelle sue parole, nel suo essere sbagliato, nero su bianco, con tutto il coraggio che un uomo può non avere in una vita intera. Il coraggio di mettere per iscritto tutto il caos che ci alberga dentro.
L’ho sentito un paio di volte Ivan, stava n ospedale, ed aveva una voce forte e chiara e un senso dell’umorismo che mi ha fatto muovere dentro.
La prima volta che ho letto questo libro ero in piscina, in una giornata d’estate; me lo ha passato sul telefono sua sorella, una donna minuta ma forte come l’acciaio.
Ed io stavo li, su quel prato verde con il vociare dei ragazzini intorno eppure ero da un’altra parte. Ero dentro Ivan, galleggiavo in ogni singola sillaba.
“Sono chiuso nella mia camera iperbarica, cerco un passaggio tra le stelle. “
Più andavo avanti e più mi faceva venire sete, più leggevo e più non volevo smettere. Bisogna essere bravi per descrivere come la luce disegna le cose, ma bisogna essere straordinariamente onesti per far vedere i mostri che ci vivono dentro e che sornioni sanno quanto abbiamo bisogno di loro.
Il mio cuore è spezzato una volta di troppo. Vorrei che mi amasse. È un po come se ogni volta riscoprissi l’amore ( ). Ho amato tre volte nella mia vita o quante non lo so. Credo di essermi semplicemente “venduto” al miglior offerente.
Ivan non c’è più è morto, partito, andato, scomparso, kaput. Eppure lo amo, anche se non l’ho mai guardato dritto negli occhi, anche se non ci siamo mai sfiorati, anche se era “montato male” soprattutto forse perchè era “montato male”. E lo ringrazio Ivan, lo ringrazio per essere stato ed essere quello che era, lo amo perchè non si è preso per il culo, e ne ha lasciato traccia.
Grazie Ivan.
Se volete leggere Diario di un potenziale suicida lo trovate on line su diverse piattaforme, vi lascio il link ad alcune, dategli una letta e chiedetevi quanto siete in grado di essere onesti con voi stessi.