Se ne stava li, con la bocca aperta a rantolare. Gli occhi sbarrati, il capo all’indietro, cercando ossigeno.
Me ne stavo lì, respirando il meno possibile, quasi servisse a qualcosa consumare meno aria.
Il suo corpo era nascosto da un lenzuolo bianco, ne fuoriusciva parte della spalla destra e la testa, dal collo in su. L’odore del disinfettante mitigava il puzzo della malattia. Aveva ancora tutti i suoi capelli neri; la pelle invece sembrava pitturata di verde, se ne stava appiccicata allo scheletro come se volesse prendere il suo posto.
Una settimana prima lo stavo imboccando, quattro settimane prima scendeva le scale di casa con un bastone tra le dita della mano destra, le notti di sette settimane prima camminava lamentandosi nella stanza sopra alla mia.
A volte, sento ancora i suoi passi.