Ero seduta tra il pubblico, faceva freddo, la sala non era riscaldata, io mi stringevo nella sciarpa gigante che mi copriva per tre quarti al di sopra del cappotto. Lo spettacolo era iniziato da poco, erano passati in rassegna dei numeri di giocoleria classica e delle presenze lunari con caschi da palombaro in testa; quella sera ero andata in quello spazio per dare sostegno ad un’amica, non sapevo ancora che avrei incontrato un pezzo del mio percorso artistico e avrei rivisto te.
Sei salito in scena, ti avevo vissuto in tempi e modi differenti, davanti a una torta alle carote, sopra a dei prati di colline bolognesi, con dei messaggi spediti dall’altra parte del mondo, e adesso, eccoti li, con la tua valigia di cartone, il tuo cappellone da aviatore e tutte le intenzioni di portare a termine quello che ti eri prefissato.
Il fuoco del camino a pochi passi da me scoppiettava, la gente del circo faceva quel che sa fare meglio, guarda e ti abbraccia con passione, condividendo i tuoi sforzi ma riuscendo a tenersene a debita distanza. Quella sera successe qualcosa che mi fece toccare la polvere che si deposita bizzarra e cocciuta su chi ti somiglia. Avevi iniziato decisamente bene, le vene del tuo collo tradivano la tensione, ma i movimenti erano fluidi, e poi, KABLAM! Il chiodo e il quadro. Mi capite? Come? Non sapete di quello di cui vi sto parlando? Bhe allora facciamo un passettino indietro.
Avete presente quel quadro che avete in salotto o in camera da letto che se ne sta li da anni? Ma si dai, quello con quella natura morta o con il ritratto del giovane virgulto che vedete da quando siete piccoli e non avete la minima idea sul chi, come e perché lo abbia acquistato, voluto, portato a casa e appeso? Quello che vi ha guardato studiare tutti i pomeriggi delle medie mentre avevate la televisione accesa o che vi ha fatto da sfondo alla scoperta delle prime pulsioni sotto le coperte? Ecco, proprio quello.
Quel quadro se ne stava appeso da tempo immemore, era li e li e nella vostra testa sarà sempre ma, un giorno, quando di certo non lo avevate previsto: KABLAM! Viene giù tutto, casca, si butta dal muro senza rete, e senza che voi possiate farci niente.
Bene, quella sera mentre me ne stavo accoccolata su quella seggiola a pochi passi da te e tutto procedeva come da copione, KABLAM! Casca senza possibilità d’appello alcuna il tuo personalissimo quadro. Un ubriaco dal fondo della sala inizia ad inveire, la sala insorge, ti stringe, prova a contrastare quello che sta accadendo ma lui, il quadro, ormai è un fiume in piena; non molla, non arretra di un passo, non ne vuole sapere. Alza la voce, poi alza tutto il resto e viene verso di te, e tu? Tu guardi il quadro, il tuo corpo per qualche millesimo di secondo ha una resistenza, fai un mezzo passo indietro, devi portare a termine quello che stai facendo, hai uno spettacolo in corso, la tua giacca di tre taglie più grande sulle spalle e gli occhialoni calzati, poi… poi accade. Il tuo Clown capisce, lui la lingua del quadro la parla, e la parla parecchio bene, quindi prende il comando, accoglie l’ubriaco come fosse suo fratello e lo porta con se, con la delicatezza e la poetica di una piuma che scivola nell’aria. Il tempo cambia, prende un’altra piega, diventa rarefatto. Qui e ora.
Quella sera ti ho visto, ti ho visto davvero. Queste sono alcune delle ragioni per cui dovreste decidere di conoscere Giuseppe, sono il motivo per cui oggi vi parlo di lui e del corso che sta organizzando alle porte di Milano. Andateci, e guardatelo negli occhi, il resto verrà da se.

Dove, come, quando:

E-Mozione.
Tutti i giovedì dalle 21,
via Europa 35,
Pogliano Milanese
Per info e prenotazioni contattare Giuseppe al 348 1209549

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